Vania PRAMAOR – Socia della Falegnameria Hermann Di Sala Herman – Settore legno
SULLA QUESTIONE FEMMINILE:
Per quanto riguarda la mia personale esperienza, non ho mai percepito una discriminazione diretta nei miei confronti in quanto donna, neanche quando lavoravo alle dipendenze in una multinazionale americana fortemente orientata su obiettivi di risultato.
Piuttosto, è la discriminazione indiretta a pesare molto, la mancanza di un’infrastruttura di servizi intorno alle donne, che permetta, in particolare, di conciliare la vita di famiglia col lavoro.
Questa è un po’ la mia storia, le ragioni che mi hanno spinta a lasciare il mio ruolo di quadro.
È con la consapevolezza di chi ha vissuto in prima persona queste difficolta che ritengo necessario un cambio di approccio anche da parte delle imprese.
Per quanto riguarda il mio caso aziendale, abbiamo cominciato a ragionare sul welfare aziendale che intendo implementare, in considerazione del fatto che occupiamo anche giovani donne, con convenzioni con asili per la prima infanzia e puntando sullo smart-working, almeno parziale.
Da datrice di lavoro apprezzo molto, molto di più rispetto a quando ero dipendente, la mentalità con cui le donne, specie le giovani generazioni, approcciano il lavoro e credo che il loro contributo possa costituire un valore aggiunto per ogni organizzazione.
RITIENI, QUINDI, CHE FAVORIRE L’INCLUSIONE SIA ELEMENTO CENTRALE PER L’IMPRESA?
Sì. assolutamente. Sono convinta che la tecnologia di cui disponiamo e l’evoluzione dei prossimi anni consentiranno sempre di più alle donne di trovare impiego in settori tradizionalmente riservati agli uomini, direi in tutti i settori. Sono convinta che la tecnologia sia amica delle donne. Anche nel mio settore, i nuovi macchinari per la falegnameria produttiva richiedono più che altro attività pensante e una buona propensione all’organizzazione.
In tal senso, il mio vuole essere un invito alle donne a mettersi in gioco, anche nel settore dell’arredo, che richiede gusto estetico, occhio per la funzionalità e una buona organizzazione del lavoro.
Più in generale, ritengo che la flessibilità, la collaborazione e l’inclusione siano i tasselli della strada che va percorsa: è imprescindibile occuparsi del benessere dei dipendenti. L’azienda dev’essere un luogo che fa star bene.
Di più: l’azienda dev’essere attrattiva per le donne, che non sono solo brave amministrative. Ritengo, in tal senso, che strumenti come la nuova Certificazione di Parità vadano nel verso giusto.
COME VEDI LA TUA AZIENDA TRA 10 ANNI?
La immagino ancora giovane, propositiva e sempre più inclusiva, per dare lavoro ai giovani del territorio con una sempre maggior presenza della quota rosa, anche e soprattutto grazie al supporto della tecnologia.
QUALI SONO I MAGGIORI OSTACOLI CON CUI TI SCONTRI E QUALI STRATEGIE METTI IN CAMPO PER SUPERARLI?
La burocrazia su tutti. Tutto è estremamente più facile, ad esempio, con i distretti del lavoro svizzeri, che danno risposte chiare e tempestive. Il confronto con la nostra burocrazia è piuttosto sconfortante.
Inoltre, credo che nel nostro sistema l’artigianato sia poco tutelato, specie dal punto di vista del credito. Riporto sempre il caso della Svizzera: lì, se un cliente non paga, viene subito segnalato alle altre imprese.
Da parte mia, cerco di fissare bene i paletti in fase contrattuale e di controllare bene il processo, in modo da cercare di autotutelarmi ed evitare di finire in meccanismi lunghi e dispendiosi.
In genere, credo che sarebbe di grande aiuto per tutti gli imprenditori una maggiore consapevolezza sulla contrattualistica, associata ad una maggiore formazione sulla tecnologia, che considero ormai, anche per la mia attività, uno strumento indispensabile di praticità.
La conciliazione vita e lavoro è la nota dolente, per la quale fatico a trovare una soluzione. La richiesta di mercato è molto attiva e le persone poche per soddisfarla, così, spesso, sia io sia mio marito Hermann ci troviamo a compensare con straordinari a discapito del tempo in famiglia. Per fortuna, posso contare su una rete familiare che ci supporta e ci aiuta.
QUAL É LA TUA MAGGIORE SODDISFAZIONE?
Negli ultimi tre anni, la mia impresa registra una crescita costante anche grazie al prezioso gruppo di lavoro su cui posso contare, che mi regala molte soddisfazioni. Per questo mi propongo di favorire il costante miglioramento dell’ambiente di lavoro.