Marisa Bellisario è stata la prima dirigente italiana ad imporsi nei settori strategici dell’informatica e delle telecomunicazioni. Negli anni ottanta, Marisa Bellisario è l’unica donna ai vertici del mondo delle telecomunicazioni, una top manager di fama mondiale che diviene icona di modernità e simbolo di parità

Venne definita in tanti modi da un mondo ancora fortemente al maschile, che ricorreva a clichés stereotipati: la signora di ferro con la faccia d’angelo, la signora con i baffi, ‘the legs’, per le sue bellissime gambe.

Ritenuta dura ma corretta dalla stampa internazionale, è passata alla storia come la prima top manager italiana, la prima donna a sfidare i pregiudizi degli anni Sessanta, intraprendendo una carriera di successo nell’industria elettronica italiana. Sono forse le parole del Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, a sintetizzare al meglio il valore della donna e dell’imprenditrice: “Il suo impegno è per la storia femminile un simbolo dell’affermazione della parità tra uomo e donna”.

Dopo gli studi superiori di ragioneria, nel 1959 Marisa Bellisario consegue la laurea in discipline economiche presso l’Università degli Studi di Torino. Nello stesso anno, entra in Olivetti, lavorando come programmatrice sul mainframe di progettazione Olivetti Elea 9003, il primo computer completamente progettato e prodotto in Italia.

Con la cessione alla General Electric della divisione elettronica da parte della Olivetti, la Bellisario si trasferisce negli Stati Uniti. Essendo spesso l’unica donna in sala, diventa consuetudine iniziare le riunioni con “Marisa and gentleman”.

Nel 1971 torna in Olivetti come responsabile della pianificazione operativa e nel 1979, diventa presidente della Olivetti Corporation of America, risanandone rapidamente il bilancio, da tempo in perdita.

Nel 1981 affronta una delle più grandi sfide manageriali della sua carriera, assumendo la direzione, come amministratrice delegata, dell’azienda pubblica Italtel. L’azienda versa in una grave crisi, caratterizzata da processi aziendali obsoleti e da un diffuso assenteismo tra i dipendenti. I giornali scrivono che è stata scelta una donna per rendere meno dura la chiusura del colosso.

Invece, in soli tre anni la Bellisario riesce nell’impresa di far tornare in utile l’azienda, ottenendo anche il consenso dei sindacati. All’interno di Italtel, pone in atto un radicale cambiamento, a partire dal gruppo dirigenziale. Riducendo in maniera graduale la forza lavoro, tramite prepensionamenti e mobilità verso altre realtà del settore, istituisce per prima i cosiddetti contratti di solidarietà. A dispetto del quadro politico e sociale degli anni ‘80, questo porta la Bellisario a costruire un rapporto di stima e fiducia anche con i sindacati. Viene anche promossa la presenza di laureate in azienda: prima del suo arrivo, erano presenti solo il 5% di laureate, percentuale che grazie al contributo di Marisa Bellisario raggiunge quasi il 30%.

Nell 1983 la manager promuove il primo studio in Italia per indagare le cause dell’assenteismo in azienda.

Nonostante i successi e i traguardi collezionati durante la sua carriera, Marisa Bellisario incontra non poche difficoltà nell’affermarsi come donna in una posizione di potere. Ricordiamo, ad esempio, il rifiuto di Fiat alla richiesta di fusione tra Italtel e Telettra, del gruppo Fiat, perché l’azienda Fiat non poteva accettare che una donna ricoprisse la carica di amministratrice delegata.

Per le sue doti manageriali e le sue capacità, viene insignita nel 1986 del premio di manager dell’anno, prima donna italiana a ottenere questo riconoscimento.

Non da ultimo, va citato il suo impegno per la parità di genere. Nel 1984 entra a far parte della Commissione Nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna, istituita dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi. Anche in quel frangente dimostra la sua lungimiranza, chiedendo la presidenza della sezione per le nuove tecnologie, convinta, anche in ragione della sua esperienza, che i settori dell’informatica e delle telecomunicazioni sarebbero diventati, citiamo testualmente, “il futuro delle nazioni” e che “la tecnologia è il migliore alleato che la donna abbia mai avuto”.

La sua ricetta per il successo, è fatta anche di ammonimenti che delineano il quadro di una personalità complessa e sfaccettata:

“La carriera non è l’obiettivo primario”

“Non credere che l’azienda sia il confine del mondo”

E ancora avvertimenti che non perdono oggi la loro attualità:

“Non pensare di fare carriera soltanto grazie a padrini, spinte e raccomandazioni”

“Non guardare dall’alto chi fa politica o attività sindacale”

Nel 1989, un anno dopo la scomparsa di Marisa Bellisario a soli 53 anni, nasce la Fondazione Marisa Bellisario, che si propone di promuovere la parità di genere e la presenza delle donne in vari ambiti, come quello politico, economico e STEM, ovvero quello delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. La Mela D’Oro, il premio Marisa Bellisario, viene assegnato ogni anno a donne che si sono distinte in settori diversi come management, imprenditoria, istituzioni, informazione o spettacolo.

La fondazione ha anche introdotto due premi dedicati alle aziende, il Woman Value Company, nato da una collaborazione con Intesa Sanpaolo e pensato per le piccole e medie imprese, e Aziende Women Friendly, che guarda invece a quelle quotate in borsa. Ogni anno viene anche organizzato un seminario, Donna Economia & Potere, per approfondire temi di economia e attualità insieme ad imprenditrici, manager e professioniste.

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