Ingrid SIORPAES – Titolare di Ingrid Siorpaes Decorazioni e Creazioni d’Arte – Settore artigianato artistico

 

LA TUA ATTIVITA’ DI RESTAURATRICE E DECORATRICE È PROPRIO SINONIMO DI ARTIGIANATO ARTISTICO, IMPREZIOSITO DAL RECUPERO DI UN’ANTICA TRADIZIONE: CI RACCONTI COS’E’ IL TARKASHI?

Si tratta di un’antica arte decorativa orientale che nel 1881 l’inglese Jhon G. J. Caddington ha importato a Cortina d’Ampezzo, riconoscendo le doti per applicarla nella grande abilità degli artigiani del legno ampezzani.

Gli artigiani di Cortina riuscirono ad impadronirsi così bene della tecnica da farne un filone artistico di grande successo. C’erano diversi laboratori che occupavano anche fino a otto lavoranti, spesso formati alla famosissima Scuola D’Arte. Ogni artigiano si caratterizzava per avere il suo personale Tarkashi che gli altri non potevano copiare.

Col tempo purtroppo la tecnica è andata perdendosi, senza essere tramandata. In questo stesso negozio, dove ora esponiamo solo mio fratello ed io, c’erano alcuni artigiani che si dedicavano esclusivamente al Tarkashi, ma in seguito hanno cessato l’attività. Purtroppo anche qui a Cortina molte persone non sanno neanche di cosa si tratti.

E la Scuola D’Arte è stata convertita in liceo artistico, perdendo la sua specificità così peculiare.

Per quanto mi riguarda, sicuramente ho avuto il vantaggio di una tradizione familiare di appassionati artisti del legno. Mio nonno era un insegnante della Scuola D’Arte, ma, come spesso succede in famiglia, non è stato lui ad insegnarmi la tecnica. La fortunata occasione è stata quella di un corso con uno degli ultimi decoratori depositari della tecnica. L’attrezzatura e la materia prima erano di casa e così per me è stato naturale appassionarmi al Tarkashi.

QUINDI UNA GRANDE SODDISFAZIONE IL RECUPERO DI UNA TRADIZIONE COSI’ PARTICOLARE

Sicuramente! Una tradizione artigiana in un esercizio artigiano storico di 120 anni. Credo che portare avanti la tradizione sia importante perché è parte della nostra storia, della nostra eredità artistica che ha reso gli ampezzani apprezzati nel mondo. E il modo in cui lo facciamo, ci qualifica. Si parla tanto di preservare il made in Italy ma, se non si preservano i tasselli delle tradizioni peculiari territoriali, rischia di restare solo un’intenzione.

Da parte mia, credo invece sia necessario investire nelle tradizioni, per valorizzare il nostro territorio, lavorare per il suo futuro e il suo presidio.

Occorre più attenzione a tutti i livelli, anche a partire dagli stessi artigiani, troppo spesso così gelosi delle loro abilità da rischiare di condannarle a vita breve.

Qualche recente contatto con il liceo artistico di Cortina, mi fa pensare che forse l’interesse stia un po’ tornando, me lo auguro davvero!

CHE SPAZIO VEDI PER LE DONNE?

Personalmente ho voluto fortemente dedicarmi a questa attività. E pensare che mia madre mi voleva ragioniera! Trovo che l’artigianato artistico offra ancora molto per le donne, anche a livello personale, il che non è trascurabile, e che permetta anche una gestione del tempo più autonoma. Si parla con crescente insistenza dell’importanza della conciliazione tra tempi di vita e lavoro ed io, da questo punto di vista, posso dire di ritenermi soddisfatta.

C’É ANCHE QUALCHE ASPETTO NEGATIVO, QUALCOSA CON CUI TI SCONTRI?

Direi la superficialità che vedo nei confronti del lavoro artigiano, la mancanza del riconoscimento del valore intrinseco del prodotto. L’unica domanda che ci viene posta è: “Perché il prezzo è così alto?”. Paradossalmente, già qualche anno fa riconoscevo molta più consapevolezza nei clienti stranieri, specialmente in quelli orientali.

Su questo, però, devo dire, noto un’inversione di tendenza: soprattutto dopo la pandemia, riscontro più attenzione e ricerca all’unicità e, per questo, all’artisticità del prodotto artigiano. Questo mi rinfranca nella mia convinzione, in quello che mi ha vista determinata a fare l’artigiana del restauro e del decoro ligneo: l’unicità premia!

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