Le attività economiche che vogliono definirsi “socialmente responsabili” dovrebbero considerare la gerarchia dei diversi profili del bene pubblico, a partire non solo da quello che riguarda il presente, ma la prospettiva di lunga durata, la continuità delle generazioni, l’orizzonte del domani, quindi in primo luogo la procreazione.

D’altronde, il contributo delle imprese a che la società abbia un futuro è un investimento sul futuro delle imprese stesse.

Imprese che sanno essere comunità inclusive considerano i propri collaboratori quali persone nella loro integralità. Chiedono loro di perseguire obiettivi dedicandovi tutte le proprie capacità e contemporaneamente operano per soddisfarne bisogni e aspirazioni. Pertanto, sostengono in primo luogo le donne che vogliono essere madri, riconoscendo l’assoluto rilievo della maternità, evento fondativo delle forme di convivenza; prendendo in considerazione la dimensione pubblica del lavoro di cura, e valorizzando le competenze sviluppate attraverso il ruolo genitoriale.

Ne consegue il rifiuto di ogni comportamento emarginante e la continuità dei percorsi di carriera. I sostegni alle maggiori spese connesse alla natalità sono utili se inseriti in un contesto di riconoscimento del suo valore sociale. La progressiva transizione del lavoro dal vincolo spazio-temporale al perseguimento di obiettivi e risultati consentirà alle lavoratrici e ai lavoratori una gestione più libera del tempo di vita.

Esiste per questo un codice di autodisciplina, proposto alla libera determinazione delle imprese per sostenere la maternità, redatto ispirandosi alle buone pratiche in atto, incluse quelle realizzate dagli enti bilaterali e dai fondi sanitari.

Il Codice per le imprese in favore della maternità è uno strumento di autodisciplina, di moral suasion varato dalla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, con l’obiettivo di creare un clima culturale ed economico di collaborazione tra datore di lavoro e dipendenti rispetto al tema della maternità, affinché questa non debba rappresentare per le donne un desiderio alternativo alla carriera.

L’iniziativa sostiene, in un senso più ampio e senza sostituirla, la misura PNRR della Certificazione della Parità di Genere, che vincola l’accesso a sgravi fiscali e contributivi, oltre a punteggi premiali nella partecipazione ad appalti pubblici, all’adozione di policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne, rilasciata da organismi di certificazione accreditati.

Il Codice segue l’approccio trasversale e strategico del Governo sul tema della natalità, ambito nel quale, come certificato dall’ISTAT, anche nell’anno trascorso l’Italia ha toccato un nuovo record negativo che non sembra arrestarsi, con effetti ormai percepibili sull’economia, sul mercato del lavoro e sul modello sociale. I comportamenti organizzativi individuati dal Codice per l’intervento da parte di imprese e organizzazioni, sono:

  • il favore per la continuità di carriera delle madri
  • le iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute
  • l’adattamento dei tempi e modi di lavoro.

Per formalizzare l’adesione si può inviare una lettera a firma del rappresentante legale dell’impresa all’indirizzo email imprese.responsabili@governo.it con l’indicazione delle buone pratiche poste in essere o pianificate in attuazione del Codice.

Unitamente alla lettera devono essere comunicati al Dipartimento:

  • ragione sociale
  • codice fiscale/partita IVA
  • settore di attività
  • indirizzo della sede legale
  • indirizzo email/PEC
  • numero/percentuale di dipendenti donne sul totale.

L’adesione comporta il consenso alla pubblicazione della lettera di intenti, nonché delle successive relazioni annuali per le quali sarà fornito un format apposito, che l’impresa redigerà indicando le iniziative intraprese per alcuni o ciascuno degli ambiti di comportamento organizzativo individuati dal Codice.

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