Unioncamere, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità, promuove la Certificazione della Parità di Genere per le piccole e medie imprese. Le aziende potranno beneficiare di un contributo pubblico finalizzato a finanziare azioni per ridurre il divario di genere in azienda e ottenere la certificazione della parità di genere (UNI/PdR 125:2022).

Il bando, che è stato pubblicato in attuazione della linea di investimento 1.3 (“Sistema di certificazione della parità di genere”) della componente 1 missione 5 del PNRR, utilizza le risorse di Next Generation EU.

In particolare, il bando è volto a finanziare due azioni:

  • assistenza consulenziale e supporto gestionale da parte di un/a esperto/a iscritto/a negli elenchi di Unioncamere;
  • attività di verifica e certificazione da parte di organismi di certificazione (OdC) accreditati da Unioncamere.

Non sono ammissibili servizi differenti, quali, ad esempio, la sorveglianza annuale o il rinnovo della certificazione.

Per partecipare al bando, l’impresa dovrà svolgere un assessment iniziale, conseguendo il punteggio minimo richiesto, e rispettare le condizioni esplicitate nell’avviso, tra cui:

  • essere in regola con l’adempimento relativo alla presentazione del “Rapporto periodico sulla situazione del personale maschile e femminile” (applicabile solo alle imprese con oltre 50 dipendenti);
  • effettuare le assunzioni previste dalla Legge n. 68 del 12/03/99 in materia di collocamento mirato ai disabili;
  • assolvere agli obblighi contributivi attestati dal Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC).

Nel test di pre-screening, verrà valutata la consapevolezza e l’impegno dell’impresa in materia di parità di genere, diversità e inclusione. Verrà censita l’esistenza di politiche, procedure e azioni volte a colmare il gap di genere nei vari aspetti dell’organizzazione del lavoro e a sostenere la conciliazione tra vita e lavoro, liberando tempo a favore della genitorialità e della cura (ad esempio, mediante iniziative di welfare).

Tra gli elementi rilevanti si evidenzia:

  • l’applicazione di un contratto collettivo integrativo;
  • la presenza di un programma di welfare;
  • la concessione agli operatori di strumenti di flessibilità organizzativa, quali part-time, smart working e flessibilità in entrata e uscita;
  • l’adozione di un organigramma e di un mansionario specifici per l’impresa;
  • la formalizzazione di politiche e/o procedure in ambito di lavoro per obiettivi, in materia di selezione, assunzione e progressione di carriera, nonché in riferimento allo sviluppo professionale e all’accesso agli strumenti di flessibilità.

Le domande di ammissione potranno essere inviate fino alle ore 16:00 del 18 aprile 2025, e comunque fino a esaurimento delle risorse messe a disposizione.

Per maggiori informazioni, è possibile visitare la pagina dedicata.

La certificazione di parità di genere è un portato della riforma al Codice delle Pari Opportunità, una leva per incentivare comportamenti virtuosi delle imprese, anche attraverso agevolazioni contributive e premialità nell’accesso agli appalti pubblici.

In quest’ambito, le ultime rilevazioni del Gender Equality Index evidenziano, tra le altre cose, qualche miglioramento in termini di parità retributiva, tuttavia non ancora così significativo da ritenere il problema della disparità superato. La direttiva Ue 2023/970 sulla trasparenza retributiva, che dovrà essere recepita in Italia entro il 7 giugno 2026, intende incidere in maniera decisa su questa situazione.

I datori di lavoro dovranno adottare criteri oggettivi di valutazione e classificazione professionale, nonché di determinazione e di incremento della retribuzione, rendendo disponibile ai lavoratori, ma anche a sindacati, autorità e organismi di monitoraggio, informazioni utili alla valutazione nel concreto del potenziale gap retributivo.

La trasparenza dovrà essere garantita tanto in fase di selezione quanto nel corso del rapporto di lavoro, tramite informative complete ed esplicite (ovvero per iscritto). Eventuali diversità di trattamento, associate ad uno stesso lavoro o ad un lavoro di pari valore, dovranno basarsi su criteri oggettivi, accessibili, neutri sotto il profilo del genere e privi di pregiudizi o discriminazioni.

Questi stessi principi dovranno trovare applicazione anche nel corso delle trattative per il rinnovo degli accordi aziendali per i premi di produzione.

Le conseguenze del mancato adeguamento a queste prescrizioni saranno numerose e rilevanti. Comprenderanno il risarcimento sia del danno integrale al lavoratore discriminato sia del danno reputazionale e alla compromissione della capacità di attrarre talenti, oltre a sanzioni pecuniarie, che dovranno essere “efficaci, proporzionate e dissuasive”.

Anche in vista di queste novità, che, per inciso, potranno essere recepite dal nostro Paese anche in maniera più stringente, è essenziale che le aziende valutino sin da subito i propri sistemi di gestione delle risorse umane, individuando con tempestività le aree più critiche, così da riuscire ad adottare gli opportuni correttivi in tempo. Aderire all’opportunità messa a disposizione da Unioncamere può rappresentare in tal senso un’interessante opportunità

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