L’approvazione della direttiva case green da parte dell’Europa, avvenuta il 12 aprile scorso, costringe il Paese ad un salto concreto verso un efficientamento energetico che per l’assetto costruttivo italiano non è semplice.
Uno dei cardini della direttiva consiste in un piano ambizioso di ristrutturazione degli edifici residenziali, a partire dai meno performanti dal punto di vista energetico, per giungere a ridurre il consumo medio di energia primaria del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Il traguardo è di giungere ad emissioni zero con il 2050.
«Siamo senz’altro concordi con la necessità di una riduzione sostanziale e veloce dei consumi per far fronte all’emergenza climatica e ambientale – commenta il Presidente CNA Veneto Moreno De Col – ma riteniamo che allo stato attuale la scadenza del 2030 sia un obiettivo sinceramente irraggiungibile per il nostro Paese. In circa 3 anni grazie al Superbonus si è riusciti ad efficientare meno del 4% degli edifici con un risparmio energetico di poco più del 3%. Facendo le debite proporzioni ci vorrebbero almeno 5 Superbonus per raggiungere in soli 6 anni – da qui al 2030 – l’efficientamento previsto dall’Europa. Un obiettivo a nostro avviso troppo ambizioso e difficilmente raggiungibile.»
In Veneto le famiglie che vivono in abitazioni uni o plurifamiliari sono circa il 60% e l’83,7% degli italiani risiede in una casa di proprietà. In Italia, più che in altri Paesi europei, prevale la cultura della casa di proprietà, un grosso impegno finanziario considerato tuttavia un investimento per il futuro.
La tipologia abitativa risulta strettamente legata al livello di urbanizzazione di un territorio. In Veneto il 53,8% delle famiglie delle zone ad alta urbanizzazione vive in appartamenti, questa percentuale scende al 33,3% nelle aree a medio grado di urbanizzazione e raggiunge il 18,5% in quelle a basso. La stessa tendenza si osserva in Italia, dove nelle aree definite ad alta urbanizzazione il 74,5% vive in appartamento, e ben il 46,2% in condomini di medie-grandi dimensioni (dati censimento ISTAT 2001).
Si tratta di un patrimonio immobiliare che crea un indotto anche dal punto di vista delle imprese del comparto: secondo i dati dell’Osservatorio Economia e Territorio di CNA Veneto, nel mese di dicembre 2023 sono censite 61.825 imprese edili, delle quali 46.166 imprese artigiane. Gli occupati del settore a settembre 2023 sono stati registrati in 130.608 unità e sempre a settembre i prestiti alle imprese del settore costruzioni sono stati pari a 4,6 miliardi di euro. Ma va da sé che ogni spesa relativa al patrimonio immobiliare grava per l’80 percento sui privati.
Alcune tra le proposte di CNA Veneto, che coinvolgono le imprese, i privati ed il pubblico:
- privilegiare incentivi per la prima casa da adeguare al reddito dei proprietari, così da sostenere i redditi più bassi e rapportarli alla efficienza energetica degli edifici ed alla relativa zona climatica (a minor efficienza maggior incentivo);
- verificare la compatibilità e resistenza antisismica di ogni edificio prima di intervenire per l’efficientamento energetico;
- creare una griglia di priorità in ordine ai fabbricati sui quali intervenire;
- impostare un piano di finanziamenti pubblici, basato sulla certezza delle risorse e stilato dopo attenta verifica di quanto disponibile, così da non incorrere in sforamenti di spesa come accaduto con il Superbonus.
«Con il definitivo abbandono del Superbonus e con il blocco della cessione dei crediti e dello sconto in fattura – prosegue il Presidente De Col – sono venuti a cessare strumenti ed incentivi per sostenere i privati e per incentivare le imprese in questo processo di efficientamento, che richiede tempi troppo stretti per raggiungere il target previsto. Il 2024 si prefigura per l’edilizia come un anno di stallo. Applicare la direttiva europea è senz’altro una possibilità per il settore ed un volàno positivo per lo sviluppo economico del nostro territorio, ma senza risorse e senza incentivi forti, in particolare per i privati, vediamo molto difficile raggiungere l’obiettivo nei tempi prefissati. Chiediamo al Governo se vi siano all’orizzonte misure analoghe in grado di sostenere i privati e le imprese in questa delicata transizione. Più di tutto è necessario che qualsiasi misura venga adottata possa avere una durata significativa, senza cambi di rotta improvvisi, per garantire continuità e certezza negli interventi sia ai privati che alle imprese.»