Dirottare le risorse del PNRR che non sono spendibili entro il 2026 sui crediti d’imposta Transizione 4.0.  Una proposta che potrebbe divenire strategia vincente quale obiettivo di spesa più che fattibile e che coinvolge tutta una filiera italiana di macchinari per lo più prodotti in Italia.

Ai crediti d’imposta Transizione 4.0 nel panorama nazionale sono stati finora destinati 13,4 miliardi di euro dal PNRR e 5,08 miliardi attraverso il Piano Nazionale Complementare.

Già nel 2021, secondo l’elaborazione della Corte dei Conti (rapporto sul coordinamento della finanza pubblica del 25 maggio 2023) su dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, 120.698 imprese hanno usufruito dei crediti anticipando di quattro anni gli obiettivi prefissati dal Governo di raggiungere 111.700 imprese entro il 2025.

È una misura che funziona e che anche le piccole imprese e gli artigiani stanno cominciando ad apprezzare.  I settori che più hanno assorbito le risorse PNRR e PNC sono le attività manifatturiere (con una media del 46% delle risorse tra le varie voci di spesa), il commercio/riparazione di veicoli (con una media del 12% delle risorse) e le costruzioni (con una media del 7,4%).

Il Veneto, in base all’utilizzo della Nuova Sabatini, è la seconda regione che usufruisce di questi incentivi: i due terzi degli 8 miliardi di investimenti mossi in regione appunto con la Sabatini, dal 2014 sono destinati all’acquisto di beni 4.0.

Opportunità preziose, ma che certamente da sole non sono sufficienti senza un ulteriore sostegno statale, se si considera che da più parti ci si attende una diminuzione degli investimenti aziendali. Nel 2022 infatti per le imprese venete, il rincaro dell’energia (+3,5 miliardi) e del gas (+1,3 miliardi) ha fatto crescere i costi a livelli insostenibili, ai quali corrisponde una profonda riduzione dei margini e quindi gli investimenti nel 2023 sono destinati a scendere.

In aggiunta, secondo una indagine CNA di dicembre 2022 rivolta agli associati, quasi il 40% degli intervistati dichiarava che avrebbe ridotto gli investimenti, un dato in linea con il calo nell’indice della fiducia delle imprese registrato di recente dall’ISTAT: gli imprenditori attuano una strategia attendista che rischia però di minare la competitività. Se a ciò si aggiunga il sostanziale dimezzamento dei crediti d’imposta Transizione 4.0 la situazione si fa preoccupante.

«Vanno incanalate le risorse in una strategia che rafforzi i crediti d’imposta in investimenti 4.0 – commenta Matteo Ribon Segretario CNA Veneto –, misura che si è dimostrata all’altezza nell’accompagnare le micro e piccole imprese nella transizione 4.0 e, in alcuni casi, verso la transizione green. Se la trasformazione digitale delle aziende venete è lenta ma costante, sono tuttavia ancora molte le imprese che devono essere informate e convinte nel percorso di transizione verso la sostenibilità. Non dobbiamo quindi pensare che non vi sia interesse nei confronti di investimenti 4.0 e che, quindi, non siano più necessari gli incentivi, a maggior ragione nel contesto di una situazione internazionale instabile e con la Germania in difficoltà economica. Le nostre imprese si sono mosse a livello territoriale e hanno dimostrato di aver saputo utilizzare al meglio le risorse regionali, ma riteniamo che dirottare anche le risorse del PNRR non spendibili entro il 2026 sui crediti d’imposta Transizione 4.0 sia proposta quanto meno da analizzare con estrema attenzione.»

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