A seguito dei dazi al 15% previsti dall’accordo tra Stati Uniti e Commissione Europea, l’export bellunese verso gli Stati Uniti, pari a 1,2 miliardi di euro, il 95% dei quali nel settore dell’occhialeria, subisce ad oggi una contrazione del 25%.

Sul piano nazionale, il mercato degli Stati Uniti per l’export italiano ha un valore di oltre 100 miliardi di euro tra flussi diretti e indiretti, secondo un’analisi realizzata dall’area studi e ricerche di CNA su indicatori e dati OCSE, Banca Mondiale e ISTAT. La questione dazi impatta dunque su una fetta consistente del fatturato all’estero del Made in Italy e in termini relativi è il sistema delle piccole imprese a essere il più esposto sul mercato a stelle e strisce.

Le voci principali sono i beni intermedi, con prevalenza dei settori della meccanica, moda e agroalimentare (su agroalimentare e farmaceutica vi è ancora incertezza sui dazi, perché è in corso un’indagine da parte dell’amministrazione americana). Soltanto l’automotive, con riferimento alla componentistica, vale circa 7 miliardi l’anno.

Il mercato americano rappresenta il 10,4% del totale dell’export italiano ma per le piccole imprese del manifatturiero (9 miliardi di euro) la quota sale al 14% e calcolando anche i flussi indiretti (un giro d’affari di circa 10 miliardi) sfiora il 18% complessivo.

Analizzando l’export diretto verso gli Stati Uniti, nel tessile la quota delle piccole imprese supera il 30% del totale di 485 milioni, nel legno e prodotti in legno quasi il 40% dell’export è realizzato da imprese fino a 49 dipendenti, con quote superiori al 25% nella fabbricazione del mobile e altre industrie manifatturiere.

“Le imprese italiane, e in particolare le piccole, sono le più esposte a un innalzamento dei dazi da parte degli Stati Uniti – sottolinea il Presidente CNA Dario Costantini – è necessaria l’unità dell’Europa per scongiurare una disputa commerciale che non avrebbe vincitori. Ma è anche necessario prevedere da subito strumenti e misure emergenziali con risorse comunitarie e nazionali per sostenere decine di migliaia di piccole imprese che non sono nelle condizioni di orientarsi su nuovi mercati”.

Sul piano regionale, per 17 regioni italiane gli Stati Uniti sono tra i tre principali mercati di sbocco delle esportazioni che l’anno scorso hanno sfiorato i 65 miliardi di euro. Se in termini assoluti oltre il 50% dell’export parte da Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, in termini relativi le regioni che subiranno il maggior contraccolpo dall’introduzione dei dazi sono Abruzzo, Toscana e Molise.

In termini assoluti la Lombardia è la prima regione per flussi diretti pari a 13,7 miliardi (quasi la metà dei prodotti della chimica e della metallurgia) ma il peso del mercato americano è inferiore alla media nazionale attestandosi all’8,4%, sulla stessa linea il Piemonte all’8,3% mentre il Veneto è al 9,1% con 7,3 miliardi di vendite dirette.

Osservando la propensione all’export su base regionale, per l’Emilia-Romagna le vendite all’estero rappresentano il 44,3% del valore aggiunto rispetto al dato nazionale del 29,4%. Sopra il 40% anche il Friuli-Venezia Giulia (42,2%), Veneto (41,5%), Piemonte (40,7%), Marche (40,5%), Toscana (40,2%), Lombardia (33,3%) a conferma della diffusa vitalità e capacità nell’export da parte del tessuto produttivo.

Scomponendo su base regionale le principali categorie merceologiche, il 59% di macchinari e apparecchi parte da Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, il 65% della farmaceutica ha origine in Toscana, Lazio e Abruzzo, il 75% dei mezzi di trasporto è assicurato da Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte. Più distribuito sul territorio l’agroalimentare con il 65% di export verso gli USA che parte da Toscana, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Campania.

Volendo approfondire, è possibile consultare tutti i dati di dettaglio nell’analisi dell’area studi e ricerche della CNA.

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