È necessario rafforzare il dialogo e le relazioni tra sistema bancario e imprese, per rendere meno impervio l’accesso al credito da parte del tessuto economico in particolare le micro imprese. È quanto è emerso dal convegno promosso dalla CNA dal titolo “Artigiani e piccole imprese alla sfida del credito” che ha rappresentato una importante occasione di confronto.
All’iniziativa hanno partecipato il vertice della CNA, il sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy Massimo Bitonci e molti esponenti di primo piano del sistema bancario italiano.
Il Presidente nazionale della CNA, Dario Costantini, in apertura ha ricordato che “la missione della nostra Confederazione è stare vicini alle imprese” e “portiamo all’attenzione dei nostri interlocutori numeri e dati concreti. Non parliamo per sentito dire ma indagando”.
Il segretario generale della CNA Gregorini ha messo in evidenza due condizioni: “A nessuna impresa deve essere negato il credito e il costo del credito deve essere sostenibile”. Gregorini ha inserito il tema del credito all’interno di un contesto dove convivono “la narrazione del dire e la narrazione del fare. La prima è che la forza del Paese è rappresentata dalle piccole imprese che rappresentano il 97% del tessuto produttivo. La narrazione del fare è l’esatto contrario. Quando si scrivono le norme si guarda al restante 3%. Non si tratta di esaltare un modello, semplicemente occorre prendere atto che questa è la fotografia dell’Italia e abbiamo il dovere di far progredire il nostro mondo, quel mondo che grazie alle doti straordinarie di resilienza e adattamento ci ha consentito di superare la crisi pandemica e affrontare il caro materiali, la crisi energetica”.
Il vice presidente CNA, Fabio Petri, ha rilevato il ruolo fondamentale del fondo di garanzia durante la pandemia ma “ora dobbiamo tornare alla normalità senza sprecare tutto ciò che è stato fatto negli ultimi anni, a partire dalle risorse pubbliche utilizzate per fronteggiare la crisi”. Petri ha ricordato che “la crisi energetica non è ancora superata” auspicando che “ciò di cui non abbiamo proprio bisogno una crisi del credito”.
Il Sottosegretario Bitonci ha indicato che da gennaio 2024 ci sarà un cambiamento delle regole: “abbiamo avviato una serie di incontri con gli attori del sistema delle garanzie per elaborare orientamenti politici”. Bitonci ha sottolineato che “il Fondo di garanzia è stato eccezionale durante la crisi pandemica ma al tempo stesso è poco conosciuto dalle Pmi. Il nostro lavoro è sostenere le micro imprese che stanno comunque rispondendo bene alla fase difficile”. Rilanciare il sistema dei confidi ha aggiunto Bitonci annunciando che “stiamo lavorando per fare del Fondo di garanzia un grande motore di sviluppo e sostegno delle piccole e medie imprese”.
Mario Pagani, responsabile dipartimento politiche industriali CNA, ha illustrato un’indagine qualitativa sul credito realizzata dalla Confederazione che ha coinvolto oltre 1.500 imprese. Tra le principali evidenze l’impatto della crisi è stato più forte sulle imprese di minori dimensioni e il ruolo dei confidi è stato molto positivo, nonostante difficoltà e incertezza le imprese sono intenzionate a investire.
Areni di UniCredit ha sottolineato che “le piccole imprese ci stanno stupendo. Temevamo lo tsunami e invece le piccole imprese stanno mostrando una resilienza inaspettata. Il panorama è complicato e le banche oggi sono più selettive in quanto sono più regolamentate anche del settore farmaceutico”.
Napoleoni di Iccrea Banca ha evidenziato la necessità che l’impresa si relazioni con il sistema bancario, ed ha confermato l’attuale scenario complesso nel “quale per le imprese è difficile pianificare e investire, in particolare per le più piccole che sono tuttavia anche quelle più flessibili”.
Mariani, direttore generale dell’Unione Confidi Uni.Co., ha messo in risalto il ruolo dei confidi e l’importanza del fondo centrale di garanzia indicando due fenomeni: da un lato gli effetti della politica monetaria della BCE che si traducono in meno credito e non per colpa del sistema bancario, dall’altro la desertificazione in atto degli sportelli bancari sul territorio.