La rivoluzione SOA è alle porte ma con grande caos e incertezza e mette in affanno il comparto edilizia. L’attestazione richiesta nei contratti per i lavori pubblici, dal 1°gennaio 2023 diventa obbligatoria anche nei lavori privati legati ai bonus edilizi superiori ad un importo di 516 mila euro che ottengono incentivi fiscali. L’intento di disciplinare il mercato delle imprese improvvisate e talvolta ‘insane’ è condivisibile, ma imporre una qualificazione rilasciata da appositi soggetti attestatori provocherebbe una selezione di imprese che rimarrebbero escluse dai lavori e una probabile paralisi dei cantieri.
L’applicazione dell’articolo 10 bis del decreto legge dello scorso 21 maggio genera non pochi dubbi interpretativi e grandi perplessità che riguardano la tempistica: 15 giorni dall’entrata in vigore di un provvedimento che richiede procedure oggettivamente lunghe e articolate. Inoltre, la soglia stabilisce 516 mila euro ma non specifica a cosa siano riferiti.
“A due settimane dall’introduzione mancano tutti i chiarimenti applicativi – commenta il Presidente della CNA del Veneto Moreno De Col-. Questa stretta sta mettendo in crisi le imprese che non hanno elementi per orientarsi e vengono incalzate dai committenti per i lavori. E’ inimmaginabile arrivare a ridosso di Natale pensando ad una corsa ad ostacoli per raccogliere, preparare e consegnare la documentazione necessaria per mettersi in regola, quasi impossibile anche nel caso si aprisse l’opportunità di presentare solo la domanda entro il 1° gennaio 2023.
È necessario puntare su una proroga almeno fino alla fine del 2023, e sullo ‘spacchettamento’ dell’importo complessivo dei lavori, ovvero considerare, per la soglia limite di obbligatorietà della SOA, non la cifra totale delle opere previste per il singolo cantiere ma la porzione di appalto a carico di ogni singola impresa che interviene nel cantiere stesso. In questo caso, la soglia imposta di 516 mila euro sarebbe meno limitante per le imprese non dotate di SOA. Questo perché l’interpretazione attuale è che, per tutte le imprese che intervengono in un cantiere con l’importo lavori complessivo superiore a 516 mila euro, sia obbligatorio il possesso della SOA: costruttori, impiantisti, serramentisti ecc. In questa direzione facciamo un appello ai nostri parlamentari affinché intervengano per una ragionevole applicazione.”
Non va poi trascurato l’onere finanziario a carico delle imprese per l’ottenimento della attestazione SOA, che, è opportuno ribadirlo, è uno strumento funzionale solo per agli appalti pubblici e non per gli appalti privati.
I rischi che corrono le imprese artigiane sono alti. In un mercato che al momento conta pochissime qualificazioni SOA a cui si sommano i ritardi dell’applicazione della norma, il lavoro si concentrerebbe sulle medie e grandi imprese già in possesso di tali attestazioni, minando le PMI e creando un probabile collo di bottiglia, in quanto, gli operatori certificati sono meno del 5% delle imprese del comparto e quindi totalmente insufficienti per la mole di lavoro.
A tutto ciò si aggiunge un altro rischio: richiedendo molte imprese l’attestazione a gennaio, nel caso non la ottenessero a lavori già iniziati perderebbero i benefici fiscali. Un ulteriore colpo ad una situazione già estremamente gravosa per il comparto, con 5 miliardi di crediti incagliati in Italia (secondo un’analisi della CNA), almeno mezzo miliardo in Veneto, oltre 5000 imprese venete con cassetti fiscali pieni ancora in attesa di cedere il credito e soluzioni all’orizzonte di prestiti garantiti.