L’importanza dei dati statistici per le politiche di prevenzione e lotta alla violenza contro le donne è sancita dalla Convenzione di Istanbul del 2011. La sua ratifica nel 2013 ha fatto assurgere la dimensione statistica della violenza di genere a tema politicamente riconosciuto.

Dal 2006 le statistiche sulla violenza contro le donne erano già oggetto di lavoro dell’ISTAT e di collaborazione col Dipartimento delle Pari Opportunità (DPO) della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tuttavia, la Convenzione ha significato un riconoscimento più esplicito dell’importanza di disporre di dati e informazioni di qualità.

Da quel momento, sono stati fatti significativi passi in avanti. E’ bene ricordare che l’Italia è uno dei pochi Paesi ad avere una legge espressamente dedicata al quadro statistico necessario per il monitoraggio della violenza di genere e per la programmazione di politiche di contrasto e sensibilizzazione.

La promulgazione della legge 53 del 2022 “Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere”, che aveva l’obiettivo di garantire un flusso informativo adeguato per cadenza e contenuti, ha segnato un passaggio epocale, che ha permesso di comprendere maggiormente il fenomeno della violenza di genere, anche al fine di supportare le Istituzioni nell’elaborazione delle strategie di prevenzione e contrasto.

Ad oggi, il riferimento ai dati è centrale nella definizione dei Piani nazionali contro la violenza. L’Italia ha recentemente avviato la Strategia Nazionale per la Parità di Genere 2021-2026, con l’obiettivo di ridurre notevolmente le discriminazioni di genere entro il 2026.

Quello della violenza contro le donne è un ambito particolare, non ascrivibile alle normali dinamiche criminali, che impone metodologie di approfondimento particolari. Si tratta di un fenomeno di difficile misurazione, perché in larga parte ancora ancora sommerso. L’ISTAT dichiara essenziali per la stima del sommerso della violenza i dati dell’Indagine sulla sicurezza delle donne, la cui ultima edizione risale tuttavia al 2014. La differenza tra il numero delle denunce presentate e la situazione reale determina l’impossibilità di ritenere esaustivi i dati delle forze di polizia, i cui archivi risultano tuttavia utili per monitorare l’andamento dei cosiddetti ‘reati spia’, quelli cioè che si ritengono verosimilmente collegati a violenza fisica, sessuale, psicologica o economica diretta contro una persona in quanto donna, come ad esempio gli atti di stalking o i maltrattamenti all’interno del nucleo familiare. Il Servizio Analisi Criminale, che opera all’interno del dipartimento di Pubblica Sicurezza, ha realizzato quest’anno il report “Analisi criminologica della violenza di genere”, proprio analizzando, nella Banca Dati delle Forze dell’Ordine, i dati relativi ai reati spia e agli omicidi volontari che avevano le donne come vittime.

Nel triennio considerato dall’analisi, quello tra il 2021 e il 2024, si registra un trend di progressivo e costante incremento di tutti i reati spia, eccezion fatta per una lieve diminuzione degli atti persecutori nel 2022.

Il primo semestre del 2024, confrontato con l’analogo periodo del 2023, mostra una diminuzione sia degli atti persecutori (- 8%) sia delle violenze sessuali (- 2%), a fronte di un incremento del 5% dei maltrattamenti contro familiari e conviventi.

Significativo è anche l’incremento dell’azione di contrasto, misurata attraverso le segnalazioni registrate nel triennio.

Guardando all’andamento dei reati introdotti dal Codice Rosso (legge 69/2019), la legge che ha rafforzato la tutela di chi subisce violenze,  i dati registrano un generale aumento, del 21% per la costrizione o induzione al matrimonio, del 18% per la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, del 3% per la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso e dell’1% per la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.

Sul fronte del contrasto a questo tipo di delitti, sono in aumento le segnalazioni dei presunti autori del reato sia per violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (+20%) sia per il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (+32%), mentre diminuiscono, invece, quelle per diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (-6%) e costrizione o induzione al matrimonio (-3%). Nel primo semestre del 2024, rispetto all’analogo periodo del 2023, invece, si registra un aumento dell’azione di contrasto per tutti i reati considerati, salvo che per la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (-5%).

Per quanto riguarda l’identificazione di un femminicidio, categoria che definisce l’uccisione di una donna in quanto donna e che non trova corrispondenza in una fattispecie codificata nel nostro ordinamento giuridico, l’esame viene condotto sugli omicidi volontari, studiando elementi informativi quali la dinamica dell’evento, l’ambito in cui si è consumato il delitto e le eventuali relazioni di parentela o sentimentali che legano i soggetti coinvolti.

Osservando l’andamento nel triennio preso in esame, dopo un lieve incremento relativo all’anno 2022, il trend 2023 inverte la tendenza.

Infatti, a fronte dell’aumento totale degli eventi, che nel 2022 passano da 123 a 130 (6%), emerge una diminuzione delle vittime donne che, nel 2023, scendono da 130 a 117 (-10%).

Relativamente al primo semestre del 2024, sono stati registrati 141 omicidi, con 49 vittime donne, di cui 44 uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, 24 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner.

Analizzando gli omicidi del periodo sopra indicato, rispetto a quello analogo dello scorso anno, il numero degli eventi è in diminuzione, da 176 a 141 (-20%), come pure è in calo il numero delle vittime di genere femminile, che da 62 scendono a 49 (-21%).

Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo fanno rilevare un decremento nell’andamento generale, passando da 81 a 67 (-17%). Altresì, si registra una diminuzione per quanto attiene al numero delle vittime di genere femminile, che da 53 scendono a 44 (-17%).

In flessione, rispetto allo stesso periodo del 2023, anche il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 36 diventano 29 (-19%) e quello delle relative vittime di genere femminile, che da 32 passano a 24 (-25%).

Da segnalare che, per l’individuazione di criteri univoci ai fini statistici e per la definizione della categoria del femminicidio, l’Italia ha scelto di aderire al Statistical Framework for Measuring the Gender-Related Killing of Women and Girls, approvato dalle Nazioni Unite nel marzo del 2022, che definisce e identifica il femminicidio facendo riferimento a variabili, non tutte ancora disponibili, relative alla vittima, all’autore, alla relazione vittima-autore e al modus operandi.

Dal 2018, in accordo col DPO, l’ISTAT pubblica con regolarità i dati del 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking. Il 2023 ha registrato un significativo aumento di richieste ricevute dal 1522 rispetto agli anni precedenti (+143% rispetto al 2018, +59% rispetto al 2022, +36,7% rispetto al 2022), con picchi in corrispondenza del terzo e quarto trimestre dell’anno, probabilmente per effetto dell’attenzione mediatica sulla giornata del 25 novembre e dello sgomento provocato dall’omicidio di Giulia Cecchetin.

Dalle informazioni raccolte dalle operatrici del 1522, risulta che la violenza loro riportata è soprattutto violenza nella coppia, e che la maggior parte delle vittime donne dichiara di non aver denunciato la violenza subita (10.322, l’82,1%), mentre il 2,2% di loro ha ritirato la denuncia.

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